Evoluzione storica
Dopo la glaciazione würmiana (ca. 15.000 a.C.) gli ecosistemi naturali formatisi, costituiti da corsi d’acqua, zone paludose e foreste planiziali a prevalenza di specie igrofile e di querce caducifoglie, sono rimasti intatti fino al II millennio a.C. Successivamente l’ambiente naturale ha cominciato ad essere intaccato dalle popolazioni preromane e successivamente, con la dominazione romana, con una lenta, ma sistematica opera di regimazione delle acque e dissodamento finalizzata alla messa in coltura dei terreni forestali. Il risultato di questa progressiva antropizzazione fu un mosaico di selve, praterie arborate, incolti e paludi e anche diversi villaggi che si mantenne fin quasi all’avvento della Repubblica di Venezia, nel 1420.
Nel corso dell’800, il rapido incremento demografico portò ad una consistente espansione delle aree coltivate, segnando l’inizio, anche nella bassa pianura friulana, di una progressiva estinzione degli ultimi lembi delle antiche foreste, processo che culminò nel secondo dopoguerra.
Nel corso degli ultimi 2 decenni, il processo di riduzione della qualità ambientale e territoriale ha subito un netto rallentamento: con la progressiva diminuzione di addetti nel comparto agricolo, dovuta alla crisi dell’agricoltura, è stata sensibilmente alleggerita la pressione antropica sugli ambienti prossimonaturali, con effetti diversi, che si possono già apprezzare, tra cui i seguenti:
- la colonizzazione di arbusteti a Salix cinerea delle plaghe acquitrinose lungo le rive, nei tratti a dinamica fluviale a bassa energia
- l’evoluzione di questi ultimi in ontanete ad Alnus glutinosa, nelle fasce ripariali più discoste dal corso d’acqua;
- l’incespugliamento dei prati umidi da parte di Salix cinerea, Frangula alnus, Rubus caesius ed altre tipiche specie delle fasi prenemorali, per cessazione delle pratiche di sfalcio;
- l’evoluzione dei cespuglieti e di incolti ripariali in boschi di Fraxinus angustifolia, Quercus robur e altre specie igrofile o in popolamenti forestali riconducibili all’Ulmenion minoris.
Rimane comunque una discreta pressione antropica sui pochi lembi boscati rimasti, i quali vengono utilizzati a ceduo dalla popolazione residente per la produzione di legna da ardere ad uso familiare.